BME-Postural PRINCIPI

Body & Mind Entanglement Posturale (BME-P), rappresenta un percorso formativo promosso attraverso diverse attività, finalizzate alla “rieducazione posturale” con proposte di gruppo, pensate per permettere un approccio individuale efficace nel coinvolgere e condizionare, utenti con caratteristiche, esigenze e problematiche differenti.

L’approccio individuale nel gruppo

Le attività posturali, devono essere caratterizzate dalla presenza di: esercizi di mobilità, stimolazione dei recettori con eterogeneità e sinergia, contenuti cognitivi e coordinativi e consapevolezza.

Con lo scopo di esaltare al massimo quest’ultima e quindi la capacità di ogni utente di adeguare l’esercizio alle proprie possibilità e nel contempo di favorire l’applicazione dei diversi principi, l’istruttore potrà guidare la seduta descrivendo gli esercizi verbalmente dimostrandoli quando necessario in una fase successiva, così come l’utente, quanto e quando possibile, dovrà organizzare e attuare l’esercizio da prima con un approccio somato-sensoriale e successivamente con una verifica visiva.

Ogni singolo esercizio, quindi dovrà essere accompagnato, non solo dalla descrizione tecnico/esecutiva ma anche dall’esposizione degli obiettivi da raggiungere (che sono al contempo le abilità necessarie per eseguirlo) e delle variabili che lo definiscono e che conseguentemente verranno dallo stesso stimolate, affinché vi sia nel tempo un crescendo dei livelli di qualità.

Diventa importante quindi, al fine di poter personalizzare quanto possibile la seduta a misura di utente, non solo delegare a quest’ultimo una parte di tale processo ma supportarlo attraverso due importanti processi:

  • VERIFICA-VALUTAZIONE: osservare la modalità con cui viene svolto il compito traendo da questo le informazioni utili al processo di:
  • ADEGUAMENTO: per rimodulare le variabili dell’esercizio con lo scopo di renderlo sufficientemente sfidante ma non irrelizzabile attraverso azioni di FACILITAZIONE o COMPLICAZIONE

Ogni disciplina o tipo di proposta a seconda delle caratteristiche, dovrà modulare l’uno o l’altro tra i principi, le abilità e le variabili, valorizzando quelli ad essa più contestuali e coerenti.

3 PRINCIPI e 4 ABILITÀOBIETTIVI da cui derivano 17 variabili

PRINCIPI

I Principi di qualità stanno alla base di qualsiasi esercizio in qualsiasi forma e per qualsiasi obiettivo e ne determinano tempi e modi d’esecuzione. L’applicazione di questi principi nell’ordine indicato, ha lo scopo di mantenere elevata durante tutta la seduta la qualità esecutiva evitando di decadere in esecuzioni scorrette che potrebbero non solo diseducare il movimento ma anche produrre effetti spiacevoli:

  1. Principio di AGGIORNAMENTO. Durante l’esecuzione di un esercizio, potrebbe subentrare un decadimento dell’attenzione con conseguente riduzione della qualità d’esecuzione: è allora che secondo questo principio dobbiamo essere in grado di riaggiornare l’attenzione e ripristinare la massima qualità esecutiva richiesta.
  2. Principio di MODULAZIONE (differenziazione). In relazione alle potenzialità, ad eventuali problematiche o limitazioni funzionali dell’utente, durante l’esecuzione, si potrà presenterà uno stato di decadimento/affaticamento progressivo o peggio la presenza di un sintomo dolororso. Attraverso i suggerimenti dell’istruttore ma anche su propria iniziativa, l’utente dovrà personalizzare la forma o l’intensità dell’esercizio con lo scopo di mantenere massima la qualità esecutiva escludendo sintomatologie dolorose o eccessivo affaticamento.
  3. Principio di INTERMITTENZA. Se aggiornamento e modulazione non dovessero essere risultati sufficienti per mantenere elevati livelli di qualità, l’utente dovrà decidere di sospendere temporaneamente l’esercizio per riprenderlo eventualmente quando la condizione è tale da permettere nuovamente la massima qualità esecutiva.

ABILITA’

Le abilità che possiamo anche definire come gli obiettivi, sono fondamentali nel dare all’utente i riferimenti per la gestione dell’aspetto tecnico/qualitativo degli esercizi e all’istruttore per definire la strategia della seduta.

Vediamoli in un ordine di priorità:

  1. CONDUZIONE. E’ fondata sulla complicità tra istruttore e praticante. È l’elemento su cui si basa la modalità di gestione della seduta e nel contempo ciò che permette la progressione e personalizzazione a garanzia dei principi di qualità: l’istruttore fornisce attraverso la descrizione, un’immagine virtuale dell’esercizio sensibile dell’interpretazione dell’utente. Dall’immagine interpretativa soggettiva all’esecuzione vi è un ulteriore passaggio che può determinare delle variazioni rispetto al “progetto” iniziale. La conduzione ideale impone vi sia coerenza tra l’esercizio proposto e l’interpretazione ma più ancora tra l’interpretazione e l’esecuzione finale ad eccezione delle variabili messe in atto dall’utente al fine di potersi esercitare, mantenendo sempre elevata la qualità, con modalità sfidanti ma alla portata e senza controindicazioni (eccessiva difficoltà coordinativa, eccessivo carico e/o affaticamento, dolore). La modalità con cui si “conduce” dovrebbe essere definita dal livello condizionale e coordinativo dei praticanti che spesso non è omogeneo, in questo senso per facilitare non solo gli utenti ma anche l’istruttore nel trovare una proposta efficace per il gruppo, ogni esercizio vede uno sviluppo graduale da più leggero e facile a più pesante e difficoltoso.
    Quest’abilità è fondamentale per la gestione dei “personal e personal group” sia nella ginnastica posturale che nel pilates, per garantire ad ogni utente un percorso personalizzato.
  2. DIREZIONE. Compreso il modello esecutivo, è l’abilità caratterizzata dalla capacità di governare e guidare le dinamiche e/o le posizioni dei segmenti corporei con massimo controllo e consapevolezza.
  3. EFFICACIA. Mette in risalto le capacità condizionali, che per noi sono, la forza, la resistenza (il tono muscolare) e la mobilità (intesa come la capacità di produrre movimenti attivi, privi di slanci o dinamiche di potenza, con range motorio ampio e massima fluidità), rispetto alle altre qualità che possono accompagnare l’esercizio.
  4. EFFICIENZA. E’ strettamente collegato ai principi posturali per cui il nostro organismo riesce a svolgere un determinato compito/esercizio in una determinata condizione o posizione mantenendo ridotti al minimo il consumo e l’impegno delle strutture accessorie (toniche, posturali) pur offrendo il massimo supporto a quelle primarie (fasiche, propulsive). Per semplificare, il principio di efficienza vede un’evoluzione della relazione impegno ed effetto: a livelli di qualità costanti o crescenti devono corrispondere livelli di impegno ridotti e decrescenti. 

Questi processi permettono di migliorare la sensibilità dei nostri sensori e resettarli quando starati, di migliorare la capacità di concentrazione, di visualizzazione, la coscienza corporea e il controllo del movimento in tutte le sue caratteristiche , l’equilibrio e la stabilità e la gestione della respirazione in relazione all’esercizio.

Rivediamo PRINCIPI E ABILITÀ nel dettaglio evidenziandone le VARIABILI ossia le componenti dettagliate su cui possiamo agire in modo diretto per “modulare” gli esercizi.

Più precisamente individuiamo due gruppi di variabili in relazione alla loro funzione:

  • variabili VALUTATIVE: sono quelle variabili utili prevalentemente, ad informarci sulla qualità del compito assegnato al fine di permetterci un’esecuzione coerente coi principi di qualità
  • variabili ADEGUATIVE: sono le variabili utilizzate principalmente per rimodulare in FACILITAZIONE o COMPLICAZIONE i livelli dei compiti assegnati

CONDUZIONE

VARIABILI COGNITIVE (VALUTATIVE)

Durante la seduta l’attenzione andrebbe riposta sulle seguenti variabili nell’ordine di priorità indicato:

  1. anticipazione (visualizzazione): è un’operatività determinante per seguire il principio di qualità in quanto ogni esercizio deve essere “simulato” mentalmente prima dell’esecuzione per essere poi eseguito con minor incertezze possibile e massima consapevolezza. La preparazione o anticipazione, determina non solo una predisposizione mentale ma anche degli accorgimenti “dinamici” utili a mantenere elevati i livelli di qualità delle esecuzioni. 
  2. orientamento (“le coordinate propriocettive”): nelle attività posturali è utile per codificare le traiettorie e le posizioni del corpo nelle fasi cruciali degli esercizi come “inizio e fine corsa” o in condizioni di particolare difficoltà per ridurre il carico dell’esercizio, in modo da stimolare la propriocettività al fine di gestire con maggior precisione gli elevati contenuti coordinativi.
  3. affiatamento (coordinazione respiratoria). Il gioco dei significati che esprime questa parola, vuole mettere in evidenza quanto sia importante la corretta gestione dei rapporti tra esercizio e respirazione chiamando in causa la capacità (specifica) di coordinazione non solo in quanto alla necessità di “respirare durante gli esercizi” ma di farlo in modo che movimenti respiratori ed esercizio siano meccanicamente sinergici (vedi respirazione) 

DIREZIONE

VARIABILI COORDINATIVE (VALUTATIVE)

  • neutralizzazione: è la capacità di tenere immobili, quelle parti del corpo che, conseguentemente ad una eccessiva richiesta coordinativa, per stimolazione riflessa (ricerca di sinergia o attivazione di engrammi) tenderebbero spontaneamente ad un movimento non richiesto. Semplificando, la neutralizzazione partecipa alla correzione degli effetti dati da interferenze di natura prevalentemente coordinativa più che condizionale per le quali parleremo invece di stabilizzazione
  • coordinazione: la capacità di accoppiare e/o combinare, i movimenti tra i segmenti corporei
  • sincronizzazione: corrisponde alla capacità di distribuire nello spazio e nel tempo movimenti tra loro diversi sincronizzandoli in relazione ai relativi fine corsa soggettivi. Può definire sia la contemporaneità che una precisa sequenza di movimenti delle diverse parti del corpo in un dato esercizio

VARIABILI o impostazioni DINAMICHE (ADEGUATIVE)

Come detto precedentemente, differentemente dalle altre variabili che definiamo “valutative” in quanto al fatto che dalla loro osservazione possiamo raccogliere la qualità dell’esecuzione e quindi l’abilità del praticante, le variabili dinamiche definite per l’appunto anche impostazioni o adeguative, ci permettono di determinare dettagliatamente la difficoltà proposta dall’esercizio.

FREQUENZA: è la modalità con cui si alternano le parti del corpo nel movimento, semplificando:

  • Intermittente, quando tra una dinamica e l’altra (per esempio tra lato dx e sn, o tra arti superiori e inferiori, ecc) si riguadagna sistematicamente una posizione di “off-set”. E’ la modalità con impegno coordinativo intermedio e condizionale basso.
  • Accoppiata, quando una parte anatomica di un lato si muove in contemporanea alla sua controlaterale e così anche per tutti i segmenti insieme. Per questo motivo è certamente la modalità con livello condizionale più alto e con impegno coordinativo più basso.
  • Alternata, quando le diverse parti in movimento si alternano ma con continuità. E’ la modalità con impegno coordinativo alto (decade la neutralizzazione) e condizionale intermedio.

APPROFONDIMENTO SULLE VARIABILI DINAMICHE RELATIVE ALLA FREQUENZA

AMPIEZZA: rappresenta la lunghezza del percorso disegnato dai segmenti corporei nel loro movimento. Non sempre al suo incremento corrisponde un’elevazione dell’intensità: laddove l’ampiezza del movimento è tale da implicare un impegno sequenziale di strutture e funzioni diverse, il carico si diffonde, mentre nel caso di un obiettivo localizzato è necessari ricercare il range efficace per quella data struttura. In quest’ultimo caso una riduzione del range corrisponde ad un decremento dell’intensità.

ESPOSIZIONE: rappresenta l’effetto del carico applicato, indipendentemente dalla sua natura (normalmente nel corpo libero ma anche con attrezzo), determinato dalla posizione del corpo, dei suoi segmenti o del carico rispetto alla direzione di applicazione della forza di gravità e/o dal tipo di leva più o meno favorevole. Spesso la variazione della posizione del corpo o dei segmenti, determina una sostanziale variazione nella localizzazione dell’impegno muscolare più che rappresentare in via prioritaria uno svantaggio meccanico legato al principio delle leve.

RECLUTAMENTO: rappresentato dalla quantità di “distretti” muscolari impegnati, può esprimere il livello di difficoltà in relazione all’aspetto 

  • condizionale (volumi più ampi, maggior richiesta energetica)
  • coordinativo (volumi più ampi, maggior richiesta coordinativa)
  • funzionale (volumi più ampi, maggior richiesta di sinergia tra i sistemi)

SEQUENZA: rappresenta l’ordine secondo il quale si alternano gli esercizi in base alla parte anatomica e/o alle altre variabili (esercizi per gli arti superiori alternati a esercizi per gli arti inferiori; es. di resistenza/forza alternati con es. di equilibrio; es. di allungamento con es.di coordinazione, ecc.). È l’elemento importante per determinare la strategia o le priorità di una seduta.

EFFICACIA

VARIABILI CONDIZIONALI (VALUTATIVE)

  • forza: nel contesto di una seduta di pilates è caratterizzata da un impegno muscolare di intensità tale da permettere una capacità esecutiva ridotta a pochi secondi di lavoro (5/10 secondi) e/o poche ripetizioni (3/8 ripetizioni) con la necessità di recuperi “completi” per mantenere la prestazione (30/90 secondi); nella ginnastica posturale potrebbe essere conveniente diluire il carico su volumi più ampi e quindi fino anche a 15/30 ripetizioni con tempi prossimi al minuto dove l’effetto si sposta nella direzione di una maggior capacità di resistenza anziché di forza, al fine di ridurre lo stress articolare
  • resistenza: nel contesto di una seduta di pilates è caratterizzata da un impegno muscolare di intensità tale da permettere una capacità di esecutiva fino anche a 60 secondi di esercizio, 15/30 ripetizioni con tempi di recupero incompleti (inferiori ai 60 secondi); nella ginnastica posturale possiamo raddoppiare i valori indicati
  • mobilità: spesso mescolata con concetti di flessibilità o articolabilità, nel descrivere gli effetti dello stretching, per noi è il risultato ottenuto attraverso esercizi che impegnano e incrementano il range articolare con movimenti attivi non favoriti da slanci o altri supporti

È importante evidenziare che la velocità (come del resto, flessibilità ed elasticità), pur essendo una capacità condizionale, nell’ambito delle attività posturali assume una connotazione di scarso valore diventando persino un deterrente alla qualità esecutiva e all’applicazione dei principi dinamici (riflesso miotatico).
Come vedremo in seguito infatti, gli esercizi dovrebbero accompagnare la respirazione (non il contrario) e visto il ridotto livello della richiesta d’ossigeno con una frequenza respiratoria relativamente bassa, l’esercizio stesso potrà e dovrà risultare lento, fluido e controllato.

EFFICIENZA

VARIABILI PROPRIOCETTIVE (VALUTATIVE)

  • equilibrio: è l’abilità con la quale il nostro organismo riorganizza sistematicamente la postura al fine di ridurre al minimo l’instabilità data da una certa condizione
  • stabilizzazione: è la capacità del nostro organismo di mantenere una determinata posizione necessaria o in aiuto a un dato compito/funzione, sostituendo i supporti persi, abbandonati, variabili/instabili (in conseguenza ad esempio alla variazione della superficie di contatto/supporto del corpo rispetto ad una superficie di appoggio), con attivazioni muscolari, capaci di garantire indipendenza e continuità allo svolgimento dell’esercizio/compito/funzione. Diversamente dalla neutralizzazione, la stabilizzazione si occupa di risolvere le interferenze di natura prevalentemente condizionale come improvvise anche minime applicazioni e/o variazioni dell’intensità e/o del punto di applicazione di carichi esterni.
  • postura: raccoglie e mette insieme i concetti di equilibrio e stabilizzazione con tutti i processi, cognitivi, nervosi, meccanici (tra i quali la respirazione) e metabolici, in condizioni sia dinamiche che statiche, allo scopo appunto di elevare al massimo l’efficienza, riducendo l’impatto dello stress. Nello specifico dell’esercizio possiamo definirla come la capacità di mantenere un particolare assetto del corpo nella sua forma ideale relativamente a ”neutro e auto-allungamento”

DIAGRAMMA RIASSUNTIVO

PESO DELLE VARIABILI NELLE DIVERSE DISCIPLINE

ELEMENTI DI VERIFICA E VALUTAZIONE